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Credo sia sotto gli occhi di tutti che ci sono rimasto male - della sconfitta italiana di ieri notte - anche perché mai come quest’anno tifavo per “Il Volo” e la loro bella, bella canzone “Grande Amore”, che ha conquistato solo un terzo posto, dietro la Russia e la vincente Svezia.

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Perché è successo? Cercherò di capirlo anche io, componendo questo messaggio.

  1. E’ oramai molto difficile che una canzone nazional-popolare e perdipiù in lingua propria vinca il Festival Eurovisivo: pigrizia europea, che vuole tutto “scodellato”, il cui cuore non ha tempo per andarsi a leggere la traduzione, essendo oramai abituata alla lingua inglese.

  2. Peggio ancora, è altrettanto difficile che la canzone che ha vinto il Festival di Sanremo possa anche vincere il Festival Eurovisivo, perché il pubblico mediterraneo del primo non è lo stesso e non ha la stessa melodia nel cuore del secondo.

  3. A tutto ciò, si potrebbe ovviare, suggerendo al cantante vincente di Sanremo di scrivere ed inventarsi una nuova canzone in pochi mesi,  magari con melodia europea, con qualche termine inglese, afferrabile all’istante dal pubblico eurovisivo.

  4. Non è un caso che - a vincere l’Eurovisione del 1990 a Zagabria - fu Toto Cutugno che non aveva vinto Sanremo e che propose una nuova canzone - “Insieme 1992″ - il cui testo parlava proprio di Europa, retorica ed intelligentemente ruffiana, attualissima (di lì a poco, si sarebbe unita l’Europa), canzone che - se proposta allo stesso Sanremo - mai avrebbe vinto in Italia, motivo per cui anche adesso sono pochissimi gli italiani che se la ricordano e addirittura che ne conoscano l’esistenza.

  5. Se l’Italia volesse (semmai!) vincere un festival europeo e semmai gli interessasse (cosa alquanto dubbia) scrivere canzoni europee e non italiane e non americanizzanti, deve considerare l’opportunità di entrare in un’ottica realmente aperta all’Europa ed alle aspettative, ai sogni del popolo europeo, la cui musicalità e poesia tiene conto anche del clima e della cultura, decisamente diversa da nord a sud e da ovest ad est.

  6. Brutto a dirsi, ma anche mentre stiamo parlando, ci sono “macchine da guerra”, cioè autori di testi e musiche, che già stanno lavorando per le prossime canzoni eurovisive che - purtoppo, ripeto - si stanno uniformando, perdendo molto della propria cultura, diventando uguali ad uno standard “tutto eurovisivo”, mi spiego meglio: ultimamente, le canzoni che vincono sono state create apposta per vincere a quel festival, non in base ad una emozione od un pensiero nazional-popolare, è sempre di più un “business”, una “macchina da guerra” (in genere, scandinava).

  7. Terribile a dirsi, ma nell’Europa musicale e soprattutto nell’Europa Eurovisiva, esistono “blocchi nazionali”: il filo-scandinavo, il filo-sovietico, ma non il filo-mediterraneo (grazie a Dio, noi siamo in realtà più autonomi, meno legati e politici, più liberi e democratici), per cui molti voti vengono dati per simpatia e vicinanza (meglio dire: vicinato), più o meno come nei nostri condomini si fa amicizia con quelli dello stesso pianerottolo.

  8. Non parliamo poi dei paesi sovietici, che -molto spesso- fanno tutto fra di loro: assurdo il caso di quest’anno in cui tutti i paesi di cui trattasi hanno tifato per la Russia, mentre i votanti russi hanno privilegiato e dato 12 punti proprio all’Italia: per spiegare tutto questo, basta andare qualche decennio indietro, per rendersi conto che l’Unione Sovietica comprendeva gran parte di tutti quei paesi, che poi sono diventati slegati e liberi (slegati?), insomma sono sempre della stessa famiglia, hanno comunque le “radici” nello stesso condominio!

  9. Nonostante tutto, personalmente sono fiero de “Il Volo” che otterrà tantissimo successo proprio nei paesi che non l’hanno votato, per cui li invito a fare quanto prima una tournée nell’est Europeo, che - una volta apprezzatili - provvederanno quanto prima a chiudere Al Bano e Romina in un ospizio siberico (sto scherzando, anche perché nell’est c’è posto per tutti).

  10. Sono altresì fiero di due fatti: il primo, che il pubblico italiano abbia attribuito un voto reale e professionale alla Svezia - un bel 12 - senza assolutamente seguire un istinto provinciale o strategico; il secondo, che anche San Marino non abbia dato i 12 punti all’Italia, considerando così le canzoni e non la cosiddetta “amicizia da vicinato”.

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Cos’altro dire? Speriamo che qualcuno legga quanto da me scritto, alla luce dei miei tanti (30!) anni di esperienza radiofonica, che mi son “rotto ad ascoltare” e mettere sul piatto i dischi pieni di canzonette.

Si, perché, qualora ci fosse bisogno di sottolinearlo, sempre di canzonette e non di politica si tratta….

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Post Scriptum: inserite qua sotto i vostri commenti, vi giuro che li leggerò, anche quelli dei miei amici membri dell’OGAE o di RADIO INCONTRO, grazie.