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Nella mia vita ho viaggiato molto: in treno, in nave ed in aereo, ma anche in auto, in moto, a piedi ed in bici, dove sono stato io a guidare: imparando, ma anche ricordando.

Si, perché tutto questo caos nelle grandi città (Cagliari è il capoluogo sardo, ma c’è di peggio nelle altre regioni italiane) credo dipenda proprio dalla difficoltà nel calarsi in ciascuno degli altri ruoli: quando si corre in auto, difficilmente ci si immedesima in quel ciclista appena schivato o quel pedone, che cercava di attraversare la strada.

Ma il problema esiste anche per gli automobilisti, che talvolta debbono frenare improvvisamente, per evitare i pedoni velocemente giunti sulle strisce pedonali: strano a dirsi, ma il rischio di incidenti – talvolta anche mortali – esiste per l’imprudenza dell’uno ma anche dell’altro.

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Che fare, allora? Viaggiare in tutti i modi possibili: l’automobilista si ricordi delle difficoltà incontrate da ciclista, ma il ciclista non invada la corsia di marcia, ricordandosi delle sue stesse difficoltà da automobilista.

Il motociclista si ricordi che guidare non è uno slalom fra un’auto e l’altra, ma l’automobilista eviti di tagliare la strada al motociclista appena superato.

Gestissi io una delle tante “scuole guida”, assieme alle prove pratiche farei provare ai “futuri patentati” la difficile esperienza di essere pedoni ed alle lezioni teoriche, dedicherei qualche ora in più al racconto di ciclisti  o motociclisti scampati al pericolo.

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Imparare e ricordare, ricordare per imparare, una regola da estendere anche ad altri campi: non c’è miglior medico di chi ha vissuto da poco una grave malattia; non c’è miglior professore di chi ha smesso da poco di essere alunno; non c’è miglior genitore di chi si ricorda di essere stato anche figlio, etc. etc.

Imparare e ricordare, ricordare per imparare: la condivisione della strada, ma anche della vita.