S. Valentino, prete della Chiesa Romana; si era dedicato in modo particolare, assieme a S. Mario e alla propria famiglia, al servizio dei martiri imprigionati sotto l’imperatore Claudio II.


Valentino nacque a Interamna Nahars attuale Terni da una famiglia patrizia nel 176, fu poi convertito al cristianesimo e consacrato vescovo di Terni nel 197, a soli 21 anni.


Il suo zelo non poteva passare inosservato ai pagani. Fu cercato ed arrestato.


I soldati, dopo averlo malmenato, lo condussero al tribunale del prefetto.




Valentino, cominciò questi, perché sollevi mezza Roma contro l’imperatore e converti i Romani al Cristianesimo?


Perchè questa è la volontà di Dio, di quel Dio che solo è padrone, creatore del cielo e della terra, unico e vero Dio.


Ma non conosci i decreti dell’imperatore che bandiscono da Roma i Cristiani e vietano ogni ulteriore predicazione?


Sì, o prefetto, noi conosciamo tali decreti, ma conosciamo anche le parole dello Spirito Santo : « È necessario ubbidire più a Dio che agli uomini ».


Suvvia, sacrifica agli dèi e alla gloria dell’imperatore, ed io ti farò sommo sacerdote!


Le tue lusinghe sono inutili. Io non ti ubbidirò mai in questo!


Avete sentito? Esclamò indignato il prefetto rivolto ai giudici e agli sgherri. Mi viene ad insultare in casa! Or è ricolma la misura : ti porrò alla scelta due partiti, dopo i quali sarai per sempre o felice o infelice. O subito avanzi e getti incenso sul turibolo posto innanzi al nume. ed allora avrai le divise pontificali, gli onori, i grossi stipendi che loro sono uniti; o se rifiuterai sarai gettato in una botte piena di olio bollente.


Non temo tormenti di sorta. Pur di non offendere il mio Dio, son pronto a sostenerli!


Basta! Hai scelto. Sia battuto colle verghe.


Fu battuto crudelmente per lungo tempo. Siccome il Signore lo sosteneva, non morì sotto i colpi, ma alla fine, esausto di forze, cogli occhi rivolti al cielo esclamò: « Nulla mai mi potrà separare dalla carità di Cristo ».


Ricondotto, tutto una piaga; dinanzi al prefetto, questi tentò un’ultima lusinga, ma essendo riuscita vana, lo condannò alla decapitazione che fu eseguita dal soldato romano Furius Placidus. Era il 14 febbraio del 270.


Papa Giulio I fece edificare in suo onore una chiesa presso ponte Milvio, però le sue reliquie si conservarono nella chiesa di S. Prassede.